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No Buco Nero

L’Europa dice basta al buco nero dei ritardi di pagamento. Per il 2010 la Commissione stima che i ritardi di pagamento toccheranno i 27,8 miliardi di euro.buco nero dei ritardi nei pagamenti 

Dicesi epidemia la malattia che colpisce simultaneamente una collettività di individui.  

Bene, i ritardi di pagamento sono una malattia che colpisce simultaneamente una collettività d’imprese. E ciò è tanto più grave se le fonti dei ritardi sono lo Stato e gli Enti locali. É tanto più grave se la disfunzione endemica si colloca in un organismo già debilitato da quel febbrone da cavallo chiamato crisi economica. Che fare? L’Europa con la direttiva 2000/35 – in seguito ampiamente modificata – ha provato a mettere le mani in un vero e proprio ginepraio che, in Italia, sembra avere il suo punto più spinoso.
L’Unione Europea è partita da un dato. Il tessuto economico della Comunità degli stati membri è composto per il 99 per cento da piccole e medie imprese (in tutto oltre 33 milioni di realtà). Se vanno in crisi queste potrebbe innescarsi un effetto domino tale da mettere in ginocchio l’intero sistema economico.
Il 2 dicembre scorso nella biblioteca romana del Cnel si è svolto il convegno “Qualità degli appalti e ritardi di pagamento, un anno dopo” organizzato da Taiis, acronimo che sta per Tavolo interassociativo imprese di servizi.
Ed è proprio al mondo dei servizi (che, ricordiamo, rappresenta il 70 per cento del Pil italiano), il più duramente colpito da questo fattore strutturale, che sono state rivolte le attenzioni dovute anche alle recenti modifiche apportate alla suddetta direttiva il 20 ottobre scorso.
Ma torniamo ai dati forniti, durante il dibattito, dai funzionari dalla Commissione Europea divisione Imprese e Industria. Si suppone, infatti, che solo in Italia la perdita causata dai ritardi di pagamento tocchi i 27,8 miliardi di euro (circa 5 punti di Pil) e, in tutta la Comunità, i 300 miliardi. Cifre tanto grandi quanto assurde. Non più gestibili, non più possibili per il sistema delle piccole e medie imprese.
buco nero dei ritardi nei pagamenti
Ciò non è più sostenibile e la nuova direttiva – ancora non recepita dall’Italia – stabilisce che le pubbliche amministrazioni dovranno pagare non oltre i 30 giorni, il tasso di mora non potrà essere inferiore all’otto per cento, le imprese avranno diritto agli interessi di mora e al risarcimento delle spese di recupero, maggiori possibilità per le aziende di contestare gli abusi (clausole contrattuali e prassi gravemente inique), più trasparenza su diritti e obblighi delle imprese.
Nel frattempo l’Europa per garantire l’armonizzazione dei periodi di pagamento delle amministrazioni pubbliche immetterà nel sistema una liquidità addizionale pari a 180 miliardi di euro.
Insomma l’Europa inasprisce le misure in modo significativo e l’Italia è alle prese, non solo con il difficile recepimento della direttiva, ma anche con una situazione gravida di contraddizioni.
Già, poiché gli enti locali hanno a che fare con il nodo scorsoio del patto di stabilità. Strumento che se da un lato permette allo Stato centrale di contenere la spesa pubblica, strozza la capacità di spesa degli Enti territoriali, in particolare i comuni che, anche se catalogati come virtuosi, spesso non possono pagare.
A tal proposito l’intervento di Roberto Reggi, sindaco di Reggio Emilia e vicepresidente dell’Anci (Associazione comuni italiani), è stato particolarmente significativo. «Incontestabile – osserva Reggi – il tenore della norma ma dobbiamo fare i conti con la realtà: gli enti locali subiscono una pressione insostenibile. Se la direttiva sarà recepita cresceranno a dismisura i contenziosi perché se non c’è capacità di spesa la possibilità di rispettare i termini rischia di innescare meccanismi deleteri. La nostra proposta punta a slegare l’origine del problema rivedendo il patto di stabilità e, contestualmente, discutendo la possibilità di concordare con le imprese la compensazione di crediti e debiti».
Riflessione condivisa da tanti presenti anche se, è giusto rimarcarlo, i numeri che certificano la piaga del ritardo sono eloquenti. Sono sentenze. Sono cappi sui fragili colli delle aziende.
Sono montagne di soldi. «É una situazione – spiega Franco Tumino per Taiis – che va risolta in fretta». Basti osservare, come rileva dallo studio di Astrid illustrato da Giorgio Macciotta, i numeri clamorosi. Dall’elaborazione svolta da Confindustria, al 2006 il debito verso i fornitori delle Asl e delle Aziende ospedaliere ammontava a oltre 58 milioni di euro. E tutto lascia pensare che la situazione non sia cambiata affatto.
Insomma il convegno ha offerto lo spaccato di una realtà che Taiis è intenzionato a monitorare e risolvere. Così non è più possibile andare avanti.

RITARDI DI PAGAMENTO in cifre 
33 milioni le piccole e medie imprese in Europa
99 % la porzione di mercato europeo delle PMI
70 % il valore delle imprese di servizi
27,8 miliardi di euro il credito delle imprese (Italia 2010) 
300 miliardi di euro il credito delle imprese (Europa 2010) 
180 miliardi di euro l’intervento dell’Europa 
30 giorni il termine di pagamento (direttiva 2000/35)
8 % gli interessi di mora

FONTE > cnsonline.it